Il fine giustifica i mezzi

Non è detto che quello che piace a noi piaccia ai nostri figli. Anzi, spesso è vero il contrario. Una cosa, però, è certa: quando si ha una grande passione questa, prima o poi, viene percepita e, in qualche modo condivisa.
Quante volte alla proposta “andiamo alla mostra di…?”, mi sono sentita rispondere un sonoro “NOOO”. E quante volte ancora, di fronte al sacchetto della libreria carico di libri d’arte, ho avuto come commento “non ci sono fumetti?” Se, però, accetto di lasciare da parte i miei metodi tradizionali (“la mostra ve la spiego io!” o “adesso ci leggiamo due belle paginette sul tale artista…”) e propongo ai Quattro vie parallele per avvicinarsi al magico mondo dell’arte, beh, allora, i risultati arrivano!

La via dell’udito
Non so se sia perché un caro amico di famiglia, molto amato dai Quattro, dipinge con lo pseudonimo di Follock (uno dei suoi quadri troneggia nel nostro bagno, non perché non sia bello ma perché i colori ci stanno proprio bene) o perché ne hanno sentito parlare spesso negli ultimi mesi, ma alla proposta di andare alla mostra di Pollock a Palazzo Reale, i Quattro hanno risposto di sì all’unanimità.
Ho colto la palla al balzo e, per una volta, non mi sono opposta alle audioguide (se io non sopporto di avere qualcosa nelle orecchie perché ho un udito iper sviluppato NON DEVO impedire agli altri di usarle!). Forse le bambine seguiranno bene e i boys ci giocheranno. Ognuno ha seguito il percorso della mostra in piena autonomia, è passato da una stanza all’altra, si è fermato ad ascoltare le spiegazioni, si è sdraiato sul divanetto circolare, ha corso (SIGH!) e si è fatto sgridare, ha scelto il quadro che preferiva. C’era chi non aveva dubbi sulla superiorità dell’amico Jackson e chi è rimasto affascinato dai colori di Rothko. Il giudizio sulla storia raccontata dalle audio guide, però, era unanime: “Troooooppo bello!”.

La via animata
Ho dovuto cedere a un compromesso: prima di andare a dormire, una sera si legge una storia e una sera si guarda un cartone animato (poi, però, si legge anche una storia…). Qualche giorno fa, anche per coinvolgerli in quello che faccio, ho proposto che il cartone animato fosse scelto da me: Matì e Dadà. Lo confesso, a me quei due personaggi non piacciono molto, ma era curiosa di vedere la reazione dei Quattro e di capire quanto riuscissero a seguire la storia che veniva raccontata. E’ stato amore a prima vista. Le puntate che si trovano su Youtube sono state viste e riviste e gli artisti di cui si parla sono diventati delle specie di amici: Van Gogh, Giotto, Pollock (appunto!), Kandinsky, Seurat, Toulouse-Lautrec, Paolo Uccello.
L’immagine animata, non ci sono dubbi, ha un potere strepitoso.

La via dell’esperienza
Il giorno dopo la visita alla mostra di Pollock piove. In casa, i Quattro tirano fuori tele, pennelli, tempere… ognuno ha il proprio stile, le proprie storie. La produzione è frenetica e, come spesso succede, molto abbondante. Solo Numero Tre (5 anni) si concentra a lungo sulla stessa opera. Lo osservo: è presissimo da quello che sta facendo. Dopo circa mezz’ora, soddisfatto del suo lavoro, annuncia: “questo è San Giorgio e il drago”. Come quello che ha fatto Paolo Uccello ma solo con i colori, come i quadri di Rothko”!

Sono rimasta esterrefatta, non tanto dal risultato quanto dal fatto che nella sua testolina siano entrate tante informazioni e che, liberamente, sia riuscito a rielaborarle, con grande passione, in modo creativo.
E’ proprio vero che, spesso, il fine giustifica i mezzi!

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