Primo giorno di scuola

Mi ricordo come se fosse ieri. Lo aspettavo da mesi, quel primo giorno. Forse perché non era potuta andare all’asilo (i posti erano riservati alle mamme lavoratrici e la mia non lo era), forse perché la presenza di un fratello già laureato e di una sorella già diplomata mi avevano immerso in quel mondo da tempo, io non vedevo l’ora di entrarci in quella scuola.
Avevo comprato cartella e astuccio non appena La Rinascente di Piazza del Duomo aveva allestito il reparto “Scuola” e avevo passato le settimane seguenti a rimirarli, accarezzarli e annusarli, in attesa di quel fatidico 1 ottobre. Erano di pelle rossa con le ribaltine di pelo di cavallino (se ci ripenso oggi, inorridisco!): una cosa da bambine chic, come aveva commentato la signora Silvana, la custode del nostro palazzo. Io non so se mi sentissi proprio chic, ma di certo morivo dalla voglia di mettermi quella cartella sulle spalle e di poter finalmente entrare a scuola con i miei amici. Sì, perché era sicuro che sarei stata nella stessa classe della maggior parte dei bambini che vivevano nel mio popolatissimo palazzo di provincia. Passavamo le nostre giornate a immaginare come sarebbe stata la nostra classe, la nostra maestra, il giardino. Quelli che avevano fratelli appena più grandi erano facilitati e riportavano racconti epici di giornate straordinarie all’interno delle pareti di quella scuola prefabbricata dedicata al generale garibaldino Stefano Canzio.
La famosa “ notte prima” ricordo di non essere riuscita a chiudere occhio. Ripassavo nella mente tutti i preparativi: cartella fatta, scarpe lucidate, vestiti allineati. Con largo anticipo sui tempi, la mattina del 1 ottobre, siamo usciti tutti dal palazzo, in fila indiana, con grande ritualità. La signora Silvana, come ogni anno, si era emozionata salutando i bambini ormai grandi che andavano in prima elementare. La zia Maria, la splendida zia della mia amica del cuore, aveva fatto scorta di caramelle e lungo la strada non aveva smesso di distribuirle a tutti i bambini che, come diceva lei, stavano per fare il salto nel “mondo vero”. Per molti sarebbe stato il primo distacco dal nido famigliare e non esitavano a mostrare il loro disappunto o la loro paura.
Me lo ricordo l’ingresso in quel cortile che tanto avevo sognato. Nella mia immaginazione di allora e nel mio ricordo di oggi continua ad essere un luogo magico, meraviglioso. In realtà era un concentrato di ghiaia, con qualche filo d’erba qua e là e con, al centro, un leccio malandato. Sulla porta della scuola, insieme al bidello Angelo che in quella scuola lavorava da anni e che ancora sperava che la struttura prefabbricata che la ospitava venisse sostituita da una costruzione di veri mattoni, stavano due ragazze giovani e sorridenti. Nemmeno nel migliore dei sogni avrei potuto immaginare una maestra con quella faccia e con quel sorriso. Le maestre, per me, erano come la vicina del secondo piano: brava sicuramente a insegnare a scrivere e a far di conto, ma dall’aspetto assai austero.
Il momento dell’appello confermò tutti i nostri pronostici: nella Prima B c’eravamo tutti! La mia amica del cuore Barbara, Sonia del pianterreno, Fiorella e Mimmo del palazzo di fronte. E poi tanti bambini di Via Lombardia e anche alcuni del quartiere Brollo. Ventiquattro in tutto, nella classe della maestra Loredana. “Sembra una ragazzina!”, aveva detto mia mamma. A me più che altro sembrava una fata; ero sicura che lei avesse la bacchetta magica che finalmente avrebbe aperto la porta del mondo tanto sognato della scuola.
Allora non sapevo davvero cosa avrei vissuto, cosa avrei imparato. Oggi, a distanza di così tanti anni, so che quello è stato il primo giorno di uno dei periodi più belli e magici della mia vita. E se il ricordo è ancora così vivo e profondo, così ricco di emozione, vuol dire che è stato davvero importante.
Buon anno a tutti i bambini che oggi incominciano la loro avventura nel mondo della scuola e a quelli che riprendono un cammino già cominciato. L’augurio per loro è che ogni giorno passato sui banchi sia un capitolo di una storia bellissima da ricordare e da raccontare.

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