Il fine giustifica i mezzi

Il fine giustifica i mezzi, si usa dire. Qualche tempo fa ne avevo già scritto a proposito di modi forse non proprio “ortodossi” per divulgare il gusto per l’arte. Nelle ultime settimane ho trovato sui giornali un paio di notizie che vanno in questo senso e che trovo interessante condividere. La prima riguarda il film intitolato “Loving Vincent“, dedicato a Van Gogh, alla sua arte e alla sua vita tormentata. È prodotto dallo studio Breakthru productions, che ha già vinto l’Oscar nel 2008 per il corto animato “Pierino e il lupo”. Il film è realizzato con una tecnica straordinaria: le scene sono state prima girate con degli attori reali e poi i filmati sono stati riprodotti, dipingendoli, su tele (ne hanno fatte 56mila!) utilizzando lo stile del maestro olandese. Usando la tecnologia digitale più avanzata, i realizzatori hanno giocato con Van Gogh e hanno finito per trasformarsi in Van Gogh. Il film sarà prossimamente nelle sale e attirerà sicuramente moltissimi spettatori, accrescendo il numero degli ammiratori dell’artista. Sarebbe più “giusto” e “ortodosso” programmare un viaggio ad Amsterdam e ammirare le tele dal vivo? Forse, ma sicuramente il potere divulgativo di un film, la capacità di costruire una storia e di raccontarla avranno il pregio e la forza di raggiungere un pubblico sicuramente più vasto di quello dei frequentatori di musei.

La seconda notizia arriva invece da Vienna dove, al Museo Belvedere, accanto alla sala in cui è esposto il “Bacio” di Klimt è stata allestita una “selfie room” nella quale, vicino a una riproduzione su cartone dell’opera, è possibile fotografarsi o farsi fotografare. Non voglio fare un discorso sociologico sulla mania oramai imperante di fotografare/fotografarsi e “postare” come affermazione del proprio esserci. Certo, un po’ mi turba leggere che nella sala in cui si trova l’originale gli accessi sono quasi tutti limitati a visitatori con guida e in quella del selfie le code sono consistenti. Ma è meglio gridare allo scandalo o pensare che questo possa essere un modo, uno stratagemma per attirare i visitatori e, chissà, far nascere in loro la voglia di conoscere meglio artista e opere (e di fare un salto anche nelle altre stanze del museo)?

Più invecchio più abbandono le “rigidità” della giovinezza. E se anche sogno di vedere musei ed esposizioni piene di sguardi estasiasi, di bambini seduti per terra che disegnano e di genitori che si inventano storie ispirandosi ai quadri, mi dico anche che tutte (o quasi!) le strade vanno bene per avvicinare le persone alla Bellezza.

Guarda qui il trailer del film Loving Van Gogh

 

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